

“Che ansia”! Quante volte ci è capitato di pronunciare questa esclamazione? Quante volte l’abbiamo sentita pronunciare da chi ci sta vicino?
L’ansia è una condizione talmente diffusa che è ragionevole pensare che questo termine sia uno dei più utilizzati del nostro tempo.
Una larga parte di noi, infatti, ha avuto o potrebbe avere un disturbo d’ansia nel corso della propria vita; perfino Charlie Brown, celebre personaggio dei Peanuts, affermava di essere talmente ansioso che anche le sue ansie avevano l’ansia.
L’ansia è uno stato emotivo che ben rappresenta i tempi moderni, caratterizzati dalla frenesia, dall’impossibilità di fermarsi e rallentare, dalla difficoltà di scrollarsi di dosso quel sovraccarico di impegni che ormai scandiscono inesorabilmente la nostra vita quotidiana.
Dare una definizione univoca di questo stato risulta molto difficile poiché i sintomi con i quali si manifesta variano da persona a persona.
L’ansia di per sé, tuttavia, non è un fenomeno anormale; si tratta di un’emozione di base che comporta uno stato di attivazione dell’organismo di fronte ad una situazione che viene percepita soggettivamente come pericolosa. L’ansia, quindi, contrariamente a quanto si pensi di solito, se si presenta in forma leggera non costituisce un limite o un disturbo, ma un importante meccanismo adattivo perché rappresenta una condizione fisiologica utile in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le nostre performance (ad es., sotto esame).
Quando invece raggiunge livelli eccessivi comporta un serio disagio, sia a livello psicologico che fisiologico, e interferisce con il normale “funzionamento” della persona, rendendo gravosi anche quei compiti legati alla sfera quotidiana, come andare al lavoro o accudire i figli.
Ciò che distingue un’ansia “sana” da un’ansia “patologica” non è tanto la tipologia dei sintomi quanto il grado d’intensità e di cronicità con cui questi vengono esperiti.
L’ansia si manifesta sul piano fisiologico con sintomi cardiocircolatori, gastrointestinali, endocrinologici, respiratori e neurovegetativi, sul piano cognitivo con una tendenza a valutare in modo irrazionale e catastrofico gli eventi (a cui conseguono reazioni emotive disadattive), e sul piano comportamentale con risposte di fuga ed evitamento della situazione temuta, che non fanno altro che rinforzare e cronicizzare la risposta ansiosa.
Secondo il modello cognitivo di Beck le sindromi ansiose, così come altri disturbi di natura psicologica, sarebbero riconducibili agli schemi mentali che utilizziamo per organizzare la nostra visione della realtà e di noi stessi, che vengono appresi nel corso dell’infanzia sia attraverso le esperienze dirette che tramite il contatto con i principali agenti di socializzazione (famiglia, scuola, coetanei).
Questi schemi possono venire modificati o rimodellati in età adulta, ma se diventano rigidi, impermeabili e generatori di pensieri, credenze e convinzioni irrazionali e distorte di sé e degli eventi (es. convinzione di non potere mai sbagliare, convinzione di dover essere approvati da tutti, convinzione di non avere valore, convinzione di non potersi fidare degli altri, ecc.) allora provocano risposte emotive e comportamentali disadattive e disfunzionali .
Che fare allora per debellare o quantomeno imparare a gestire adeguatamente il problema? Innanzitutto è opportuno comprendere quale ruolo assume l’ansia nel contesto della persona, cioè, cosa questo sintomo vuole comunicare (come si dice “il sintomo è una metafora”…), se rappresenta una modalità generalizzata di reagire “disfunzionalmente” alle criticità oppure se è legata in modo specifico a particolari situazioni della vita del soggetto, e quali sono i pensieri che la alimentano e la sostengono.
È fondamentale, inoltre, apprendere modelli d’interpretazione alternativa degli eventi, che siano più funzionali, flessibili e adattivi perché non sono tanto gli eventi in sé a provocare la risposta ansiosa quanto la modalità del soggetto di valutarli in modo rigido, catastrofico, assoluto ed irrazionale.
Mantova
Vicolo Santa Caterina 1
Tel.: 0376-000000
Cell.: 392.272-70-00
Email: info@nadiamortara.it
Social Network
facebook.com/nadiamortarapsicoterapeuta
L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
« mag | ||||||
1 | ||||||
2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 |
9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 |
16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 |
23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 |
30 | 31 |